SINDROME FEMORO-ROTULEA E TENDINOPATIA ROTULEA

Applicazione del Taping Bellia System

L’articolazione del ginocchio, in particolare la femoro-rotulea, è tra le più delicate del corpo umano e, sebbene alcuni individui siano maggiormente predisposti ad avere una patologia in questa zona è per ragioni anatomico-strutturali (spesso di natura congenita), generalmente la causa va ricercata nel suo sovraccarico funzionale (overuse).

   

Basti pensare che il ginocchio ha il compito di mantenere l’equilibrio statico, dinamico e tridimensionale del corpo, basandosi su un complesso rapporto tra strutture ossee, cartilaginee, capsulari e armonizzando tutti i gruppi muscolari, ben 29 coppie, che intervengono nei diversi movimenti multiplanari.

In questa complessa struttura funzionale la rotula svolge un’importante ruolo, in quanto, durante la contrazione del muscolo quadricipite, deve centrare e bloccare il movimento dei flessione del ginocchio e, comportandosi come una “puleggia”, fa sì che la forza che il muscolo esercita aumenti di oltre il 50%; inoltre, ha la funzione di distribuire gli sforzi applicati al tendine rotuleo attraverso i quattro ventri muscolari del quadricipite e quella di stabilizzare il ginocchio stesso durante i movimenti rotatori.

    

Nell’etiopatogenisi delle condropatie rotulee molto importanti sono le predisposizioni strutturali ereditarie o acquisite, come dimostrato da studi approfonditi americani e giapponesi:

  1. altezza della rotula: alta o bassa;  con faccette articolari non congrue
  2. tendine rotuleo corto e posto in posizione esterna
  3. legamento patello-femorale mediale non adeguato di lunghezza (importante stabilizzatore della rotula, si contrappone alla lussazione laterale)
  4. lateralizzazione della tuberosità tibiale
  5. displasia della troclea, profondità  del solco rotuleo o non congrua
  6. distonia dei legamenti alari (retinacolo mediale e laterale)
  7. vizi torsionali del femore e rotazione esterna della tibia , anche  “genu recurvato”
  8. angolo Q (femoro-rotuleo) non fisiologico (ginocchio varo o valgo)
  9. equilibrio trofico dei muscoli vasto mediale e vasto laterale
  10. tilt e glide rotulei, bascule rotulea (mal posizione – tracking roruleo)
  11. retrazione della bendelletta ileo-tibiale e dei flessori femorali

  

Per avere un’idea della forza esercitata dal quadricipite, si pensi che durante il semplice movimento di salita dei gradini di una scala, un soggetto che pesa 70 chili esercita sul ginocchio una forza di quasi 200 chili. Possiamo affermare a questo punto che è la corretta posizione della rotula che ne determina il buon funzionamento. La rotula, infatti, è un osso libero che viene guidato dal muscolo quadricipite. Essa si muove all’interno di un solco che si trova sulla parte anteriore del femore, chiamata troclea, necessario perché la rotula scivoli su di esso senza determinare problemi durante il movimento di estensione e flessione. Durante questo movimento, infatti, la rotula si sposta fino a oltre 7 centimetri ed è sottoposta a una notevole pressione: la sua parte posteriore viene schiacciata contro il femore e per ridurne lo sforzo entrano in funzione degli “stabilizzatori” anatomici, cioè delle strutture di natura legamentosa e miotendinea, tra le quali il vasto mediale obliquo, che consentono di mantenere un corretto allineamento, opponendosi alle forze laterali che agiscono sulla rotula stessa (Dott. Ugo Perugini).

Patologia femoro-rotulea

Quali sono i principali fattori che possono determinare la “lateralizzazione” della rotula e quindi il dolore? Anzitutto, un vasto mediale obliquo poco tonico; rigidità o accorciamento delle strutture laterali dell’articolazione; una rotula troppo alta o un aumento di quello che viene definito l’angolo “Q”.

L’angolo “Q” è formato dall’intersezione della linea che rappresenta il vettore di forza del muscolo quadricipite con quella del tendine rotuleo. Se tale angolo supera i 15 gradi nella donna e i 10 gradi nell’uomo è più facile che si determini una iperpressione rotulea e, quindi, una disfunzione.

I problemi patologici della rotula sono quindi soprattutto di natura muscolare, legati all’apparato estensore (quadricipite) e alle porzioni tendinee che si inseriscono sulla rotula ma coinvolgono anche la struttura cartilaginea.

Può succedere, infatti, che il muscolo eserciti una trazione irregolare, o sulla parte interna o, più spesso, su quella esterna, così che la rotula, non riuscendo a scivolare liberamente nella troclea, realizzando una “frizione” contro il suo contorno provocando, con il passare del tempo, una degenerazione della cartilagine articolare che da liscia diventa rugosa e provoca la sensazione di scrosci e anche di dolore.

Quando il tessuto cartilagineo attorno all’osso mostra segni di “disomegenità” si parla di condropatia rotulea. Mentre per condromalacia si intende un vero e proprio processo degenerativo in atto.

La condropatia, in genere, si manifesta attraverso diversi gradi di gravità a seconda che la cartilagine abbia perso consistenza, mostri piccole fissurazioni o addirittura si noti una perdita di sostanza cartilaginea tale da scoprire l’osso. Questo tipo di patologia, definita anche ginocchio del corridore (runner’s knee), è dovuta a sforzi eccessivi, tipici degli sportivi, spesso aggravati da una situazione anatomica sfavorevole.

La donna risulta più predisposta, data la conformazione delle anche, che essendo più ampie comportano un maggior carico a livello dell’articolazione del ginocchio. Ma anche una eccessiva pronazione del piede compensata da una rotazione esterna della tibia può causare una ipersollecitazione della rotula e, perciò, scatenare una sintomatologia dolorosa. (Dott. Ugo Perugini).

Tendinopatia e condropatia: sintomi

La tendinopatia rotulea è una delle patologie più conosciute sia per incidenza sia per gravità dei sintomi e interessa l’apparato estensore del ginocchio, in particolare il tendine rotuleo, in corrispondenza della sua origine a livello dell’apice inferiore della rotula. Questa patologia è particolarmente frequente in pazienti che svolgono attività sportive come il basket, la pallavolo, il calcio e l’atletica leggera (salti, sprint) e sollecitano il tendine rotuleo fino a procurarsi una lesione.

Il sintomo principale della tendinopatia è il dolore nella parte anteriore del ginocchio, che si manifesta in modo subdolo e tende a scomparire dopo un periodo di riposo. Il dolore, spesso, fa la sua comparsa quando il soggetto resta troppo tempo nella stessa posizione, ad esempio seduto con il ginocchio flesso (segno del cinema) o dopo aver guidato la macchina a lungo. In questi casi, il dolore passa effettuando rapidi movimenti di flessione e di estensione del ginocchio.

L’esame del medico specialista viene svolto attraverso una minuziosa palpazione del tendine, riservando particolare attenzione all’apice rotuleo e tenendo conto della zona nella quale il paziente segnala la provenienza del dolore, in genere proprio in corrispondenza dei margini rotulei mediale e laterale.

Il medico, dopo aver effettuato un esame comparativo di entrambe le ginocchia, sottoporrà il paziente a diversi movimenti attivi e contrastati, per individuare con esattezza il tipo di dolore e la zona da cui proviene. Ad esempio, il paziente disteso supino, e quindi non sotto carico, di fronte all’estensione della gamba sulla coscia non sente dolore anche se può denunciare una limitazione nei movimenti di flessione. Il dolore compare, invece, nella zona rotulea o sulla parte anteriore della coscia, quando, sempre con il paziente supino, si opera attraverso uno stretching passivo una leggera pressione del piede verso il gluteo.

È importante stabilire la natura del dolore dal momento che rappresenta un segnale utile per stabilire il tipo di patologia cui si è di fronte. La differenza tra tendinopatia e condropatia peraltro non è facile da individuare anche perché le due malattie possono coesistere.

Nella condropatia il dolore si manifesta generalmente al di sopra del fascio mediale, ma può anche presentarsi con algie laterali, retropatellari o diffuse. È comunque, quasi sempre difficile per il paziente localizzarlo con precisione, al contrario di quanto avviene nei casi di tendinopatia. Va chiarito, comunque, che in qualche caso la condropatia non si manifesta con dolore, mentre è piuttosto frequente che questa patologia si evolva verso forme di artrosi femoro-patellare.

Il dolore femoro-rotuleo, così come capita nei casi di tendinopatia, si aggrava salendo e scendendo le scale, quando si fanno movimenti in posizione accovacciata o si sta per troppo tempo seduti. La differenza tra le due patologie è che per la sindrome femoro-rotulea si ha come la sensazione che il ginocchio si blocchi. Ovviamente, non si tratta di blocco vero e proprio ma è come se il ginocchio risultasse più rigido e presentasse difficoltà a raddrizzarsi.

Le cure

Le cure per questi tipi di patologia dipendono naturalmente dalla loro gravità ma in genere un trattamento conservativo, che prevede anzitutto riposo (in certi casi anche assoluto), può risultare benefico.

In ogni caso, è opportuno tenere sempre sotto controllo il dolore a livello articolare, verificando che l’infiammazione non si aggravi, attraverso l’assunzione di FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei), l’applicazione di bendaggi, ghiaccio o il ricorso a magnetoterapia, ultrasuoni, laser, ecc.

Spesso, si rende necessario il potenziamento muscolare del quadricipite femorale attraverso esercizi isometrici e isotonici. Anche lo stretching per allungare i muscoli sia del polpaccio sia quelli ischio-crurali può essere efficace. Inoltre, lo scorrimento rotuleo può venire facilitato attraverso una mobilizzazione passiva, senza dimenticare l’eventualità di correggere, ove sia necessario, l’iperpronazione del piede con protesi plantari.

In genere, il 60% di casi di queste patologie, dopo circa due mesi di trattamenti, trova una soluzione positiva. Nel caso, invece, il dolore persistesse e si rilevasse una obiettiva instabilità rotulea, lo specialista potrà richiedere un intervento di tipo chirurgico per correggere meccanicamente l’ambiente di lavoro della rotula.

Per leggere l’articolo completo seguire il link: http://www.benessere.com/salute/disturbi/sindrome_femore_rutolea.htm

Sindrome femoro Rotulea

Posted on 1 marzo 2015 by D@vid wrote in MDM Fisioterapia – Blog. It has 0 Comment.

La sindrome Femoro Rotulea è caratterizzata da un disturbo nel movimento della rotula sul suo “alloggiamento naturale”: il condilo. Normalmente la rotula scorre in una “Strada” chiamata fossa intercondiloidea durante il movimento di flessione del ginocchio,ma in tale patologia il movimento risulta meno fluido e la rotula tende a scontrarsi con le pareti della fossa determinando uno sfregamento molto pericoloso e dannoso che porta nell’immediato ad un dolore infiammatorio, e nei casi più gravi, l’instaurarsi di un vero quadro di artrosi femore rotulea.

Nel nostro studio oltre il 30% dei pazienti che si presentano con un dolore generico al ginocchio soffrono di Sindrome Femoro Rotulea.Si evince che quindi che la patologia ha una forte frequenza, soprattutto in età intermedia (30-50 anni).

Cause:

Come già accennato, le cause possono essere molteplici, e in questa sede ci limiteremo ad elencare le più frequenti e comunque le più importanti.

  • intrarotazione del femore oppure extrarotazione della tibia
  • Aplasia dei condili femorali (particolare conformazione anatomica  per cui uno o entrambi i condili femorali hanno una forma non “corretta” e in tale condizione può verificarsi anche una  lussazione della rotula sul femore
  • Forma della rotula
  • Ipotonotrofia di uno dei quattro capi del quadricipite (generalmente si riscontra uno squilibrio del vasto mediale rispetto al vasto laterale)
  • Retrazione della bendelletta Ileo-Tibiale, del Bicipite Femorale o del Legamento Alare esterno

Al termine di ogni ciclo riabilitativo si consiglia sempre qualche seduta di rieducazione propriocettiva, e un percorso di Rieducazione posturale  per migliorare e diminuire le possibili cause, che hanno portato all’instaurarsi di questa fastidiosa patologia.

Per un completo recupero occorre ricordare un periodo di trattamento che può variare da poche settimane fino a mesi, e tutto dipende dal grado di infiammazione presente all’inizio, e sopratutto, dalle possibili cause posturali che hanno portato all’instaurarsi della patologia

Per leggere l’articolo completo seguire il link: http://www.mdmfisioterapia.it/sindrome-femoro-rotulea/

Colpisce soprattutto le femmine e gli sportivi, in particolare saltatori e corridori che sovraccaricano l’articolazione con le flessioni ripetute del ginocchio.

In certi casi si può vedere il ginocchio gonfio, cioé l’infiammazione delle strutture posteriori e superiori della patella: borsa sinoviale, tessuto adiposo.
Il dolore riferito si può avvertire anche lungo la coscia.
Alcuni pazienti che non effettuano subito le terapie possono sviluppare la rigidità e limitazione articolare oltre alla debolezza del quadricipite.
Non ci sono sintomi a riposo, ma la posizione seduta è spesso dolorosa.
Di solito, la corsa è uno degli sport che provoca più dolore.
Il ciclismo può dare fastidio perché in bicicletta il ginocchio deve piegare oltre i 90°.

Il medico esegue il test di compressione, cioè preme sulla rotula mentre il ginocchio passa dalla posizione di massima estensione a quella di massima flessione possibile, il test è positivo quando si avvertono rumori tipo scrosci articolari o dolore, quadro compatibile con l’usura cartilaginea.
Se il paziente avverte i sintomi durante la flessione o lo stretching del quadricipite è possibile che soffra di sindrome femoro-rotulea, in caso di dubbi lo specialista può prescrivere una lastra laterale con la gamba flessa sulla coscia a diverse angolazioni oppure una risonanza magnetica che evidenzia anche eventuali riduzioni della cartilagine.

Il dolore nella parte posteriore del ginocchio non è provocato dalla sindrome femoro rotulea.

Cosa fare? Qual’é la terapia più adatta per la sindrome femoro rotulea?

Nei casi gravi con lussazione della rotula o con un allineamento scorretto dovuto a malformazioni ossee può essere indicato l’intervento chirurgico in artroscopia, mentre se lo scorrimento più esterno della rotula è provocato solo da uno squilibrio dei tendini e dei muscoli, il trattamento consiste nella fisioterapia e negli esercizi in palestra.

La terapia farmacologica prevede le infiltrazioni di acido ialuronico nell’articolazione del ginocchio, generalmente si effettua un ciclo da 3 sedute.
I farmaci antinfiammatori non steroidei si possono prendere per ridurre i sintomi temporaneamente.

Il trattamento che indica lo specialista è personalizzato in base al dolore e alla possibilità di fare gli esercizi di rinforzo muscolare.
Gli obiettivi della terapia sono la riduzione del dolore e dell’infiammazione, il recupero della funzionalità del ginocchio, il riallineamento della rotula, il rinforzo di alcuni muscoli e il ritorno all’attività sportiva per gli atleti.

Nella fase acuta bisogna tenere l’arto a riposo evitando gli allenamenti e le attività che riacutizzano il fastidio, si può fare crioterapia e tenere la gamba a riposo per pochi giorni.
Il medico può prescrivere un tutore che tiene centrata la rotula all’interno della gola intercondiloidea ed eventualmente un bendaggio elastico, che però non è universalmente ritenuto in grado di mantenere la rotula in asse.


 Il taping Bellia System aiuta il trattamento della condropatia rotulea

Seguendo i principi della tecnica di taping kinesiologico Bellia System possiamo utilizzare in maniera sinergica al trattamento riabilitativo alcune tecniche di taping elastico:

  1. Nella fase infiammatoria con paziente senza carico podalico o carico parziale con stampelle: si realizzerà una tecnica drenante di linfo taping. Si sceglierà la lunghezza del nastro in base alla condizione dell’apparato emo linfatico del paziente.

   

  1. Nella fase di riabilitazione funzionale con paziente con carico totale e autonomia quasi completa: si realizza una tecnica decompressiva articolare del ginocchio e se servirà potrebbe essere utile un sostegno rotuleo .

  

  1. Nella fase di rientro lavorativo o sportivo: sarà realizzata una tecnica stabilizzante multiassiale per garantire un supporto all’articolazione durante le sollecitazioni date dal carico.

Le foto di questi bendaggi sono tratti dal libro:

Bellia Rosario – Manuale di taping kinesiologico per la traumatologia sportiva moderna – ed. Nuova Piccin – 2017 Padova

In alternativa al taping, la ginocchiera può tenere la rotula nella sua posizione, ma non è sempre tollerata dal paziente.
I plantari ortopedici possono aiutare perché migliorano l’allineamento delle caviglie e delle ginocchia.

Appena il paziente è in grado di eseguire gli esercizi in palestra si inizia un programma di allungamento dei muscoli esterni e il rinforzo muscolare del Vasto Mediale obliquo.
Dopo un adeguato riscaldamento si inizia lo stretching del polpaccio (gastrocnemio e soleo) perché una retrazione di questo causa il piede pronato e peggiora il quadro clinico.
Se la pronazione del piede è la causa della sindrome femoro-rotulea l’ortopedico prescriverà un plantare o una scarpa adatta.

Tra le cure per la sindrome femoro rotulea, si consiglia lo stretching dei muscoli ischio-crurali, del tensore della fascia lata e della benderella ileo-tibiale.
Il  terapista allunga anche il retinacolo esterno e il legamento alare laterale che “tirano” la patella fuori dal suo spazio anatomico, si tiene premuta la rotula verso l’interno.

Il rinforzo muscolare è la parte più importante del trattamento perché uno squilibrio tra i muscoli del quadricipite è il fattore principale di iperpressione esterna della rotula.
Per rinforzare solo il vasto mediale senza contrarre il Vasto Laterale è necessario eseguire gli esercizi con delle varianti.

La prima fase della riabilitazione dev’essere fatta con esercizi a catena cinetica chiusa (con il piede in posizione fissa) oppure in modalità isometrica, in piedi, con le ginocchia piegate e con la schiena contro il muro o una fit ball per 20/30 secondi.

Leg Press stringendo la palla di gomma, max 30° di flessione.

Si può iniziare subito con la Leg-Press e con il mini squat ricordando sempre di tenere i talloni più vicini delle punte dei piedi.
Il rinforzo muscolare dev’essere fatto con tante ripetizioni e un carico non eccessivo, io generalmente consiglio 20 ripetizioni per ogni serie.
Per tenere gli adduttori della coscia contratti durante gli esercizi consiglio di stringere una palla di gomma tra le ginocchia.
Nella seconda fase è possibile inserire esercizi in catena cinetica aperta, cioè con il piede libero di muoversi durante l’esecuzione, sempre solo l’ultima parte del movimento con la contrazione degli adduttori e con il piede supinato.

Alcuni autori consigliano di piegare il busto in avanti per escludere anche il muscolo retto femorale, in modo da utilizzare ancora più selettivamente il VM, io preferisco evitarlo per non causare o aggravare il mal di schiena.
Alcuni ortopedici prescrivono esercizi di tipo propriocettivo sulle tavolette basculanti per rinforzare il vasto mediale.

Per leggere l’articolo completo seguire il link: http://www.fisioterapiarubiera.com/dolore-ginocchio/sindrome-rotulea-cartilagine/

La condropatia rotulea dell’adolescente

La condropatia rotulea è, purtroppo, una problematica abbastanza ricorrente nel periodo dell’adolescenza, tuttavia, fortunatamente, il suo trattamento non è mai di tipo aggressivo. L’esame clinico deve in primo luogo accertare che la sintomatologia algica lamentata, non sia piuttosto da attribuirsi ad una gonalgia secondaria ad una patologia dell’articolazione dell’anca ed, in particolare, ad un’epifisiolisi femorale superiore. Altre diagnosi differenziali possono essere costituite da lesioni meniscali, da menisco discoide esterno, da borsite sottorotulea, da una patologia a carico del corpo adiposo infrapatellare (malattia di Hoffa-Kastert), oppure, più semplicemente da sovraccarico funzionale a livello capsulo-legamentoso. Inoltre, occorre tenere presente che spesso la sindrome della plica mediopatellare, può facilmente essere confusa con una condropatia rotulea.


Una condizione predisponente alla sindrome da iperpressione esterna nell’adolescente, è costituita dalla “sindrome della doppia rotazione”. La sindrome della doppia rotazione è costituita dall’associazione di un’iper-antiversione femorale e di un’eccessiva extrarotazione tibiale. Questa particolare situazione anatomica, determina l’instaurarsi di un “falso ginocchio varo”, con uno strabismo convergente delle rotule, che si evidenzia quando il soggetto è in ortostasi a piedi uniti. L’asse meccanico dell’arto inferiore, e l’allineamento del ginocchio, si normalizzano nel momento in cui i piedi divergono, oppure quando il soggetto si pone sulla punta dei piedi. In questo caso, è appunto indicato adottare un rialzo calcaneare. In ogni caso, tutte le perturbazioni di una normale rotazione degli arti inferiori, favoriscono l’instabilità rotulea. A questo proposito dobbiamo ricordare come alcune attività sportive, come la danza classica, associno, pericolosamente, al sovraccarico funzionale un’eccessiva extra-rotazione tibiale (tipico è l’esempio del movimento del “en-dehors”), e conducano, nel caso di una pratica assidua, i giovani praticanti verso delle condropatie rotulee.


Negli individui molto giovani, nei quali la rotula ha ancora delle possibilità di crescita, si potrebbe anche sperare in un processo di rimodellamento spontaneo delle superfici articolari rotulee e femorali. Per tutti questi motivi quindi, il trattamento elettivo da intraprendersi inizialmente è, senza dubbio, quello conservativo. Si tratta soprattutto di ridurre le sollecitazioni mantenendo comunque un’attività articolare. Il cosiddetto “risparmio rotuleo” si attua in primo luogo riducendo ed adattando l’attività sportiva sino ad allora praticata dal soggetto. Nei pazienti che presentino un’eccessiva rotazione tibiale, associata a valgismo del piede, è fortemente consigliabile l’adozione di un’ortesi plantare correttiva. Inoltre, in caso di forte instabilità rotulea, che comporti il rischio di sublussazioni o lussazioni recidivanti, è opportuno adottare una ginocchiera stabilizzante. Dal momento che il trofismo del tessuto cartilagineo, dipende da un’ottimale circolazione del liquido sinoviale, l’immobilizzazione è assolutamente sconsigliabile. È comunque confortante il fatto che, nell’adolescente, la gran parte delle condropatie rotulee, risponda positivamente al trattamento conservativo. Oltre a questo, occorre ricordare che i risultati ottenibili attraverso un trattamento di tipo chirurgico, si dimostrano decisamente poco regolari, inoltre, nel periodo dell’adolescenza le tecniche chirurgiche adottabili sono, di prassi, solamente quelle a carico dei tessuti molli, essendo fortemente sconsigliabili, prima della fine del periodo di accrescimento, tutte le tecniche chirurgiche che prevedano la trasposizione della tuberosità tibiale.

Per leggere l’articolo completo seguire il link:   http://besport.org/sportmedicina/sindrome_femoro_rotulea.htm#sthash.aZ7EAsGe.dpuf