Esercizio terapeutico
“Il movimento umano deve essere considerato non come forma di somma di tante contrazioni muscolari attivate volontariamente o per via riflessa, ma come risultato di processi messi in atto da un sistema che interagisce con l’ambiente, secondo le proprie necessità. L’esperienza motoria mette in evidenza la stretta relazione fra reclutamento muscolare (movimento) ed elaborazione delle informazioni (conoscenza), che sono modulate in maniera “equilibrata” con le esperienze motorie che sono patrimonio di ogni persona (memoria psicomotoria).” – Carolyn Kisner, Lynn Allen Colby, John Borstad.
L’esercizio terapeutico rappresenta il “farmaco” a disposizione del fisioterapista, il quale, in relazione alle disfunzioni di ogni singolo paziente, ne definisce la specificità e la “posologia”, al fine di ristabilire la migliore funzione motoria possibile in relazione alla menomazione (o problema fisico) del paziente stesso.
L’esercizio terapeutico ha lo scopo di ripristinare un corretto gesto motorio in un contesto funzionale attraverso il movimento stesso, che diviene dunque il mezzo e il fine della proposta fisioterapica.
La terapia del movimento attraverso il movimento viene definita CHINESITERAPIA, la quale si basa sulle conoscenze e sui dati forniti dalla CHINESIOLOGIA che, a sua volta, studia il movimento nelle sue componenti osteo-articolari (cinetica e cinematica), nelle ampiezze degli angoli di spostamento e nelle successioni dell’intervento dei singoli muscoli durante l’esecuzione dell’atto motorio.
Una classificazione dell’esercizio terapeutico si basa sull’esecuzione del movimento in rapporto alla contrazione muscolare attiva. Possono infatti realizzarsi tre condizioni differenti, cui corrispondono tre diverse tipologie di esercizio in base al tipo di contrazione muscolare richiesta:
- Esercizio concentrico
- Esercizio isometrico
- Esercizio eccentrico
In relazione alla tipologia di esercizio scelto si riesce a concentrare l’azione su tessuti e su funzioni diverse, potendo così differenziare l’attività chinesiterapica in base agli obiettivi prefissati.
L’esercizio terapeutico viene applicato nella riabilitazione sportiva, nelle fasi sub-acute della riabilitazione post- chirurgica e post-traumatica, nella riabilitazione geriatrica e in tutti i casi di recupero funzionale dell’apparato neuro-muscolo-scheletrico.
http://www.fisioterapiaics.it/attivita-e-tecniche/esercizio-terapeutico
Esercizio terapeutico: quando, come, perché?
Tra le svariate tecniche, scuole di pensiero, i mille corsi e gli altrettanti approcci presenti in fisioterapia, ad oggi sembra che l’unica via scientificamente efficace nella riduzione della disabilità e del dolore del paziente sia quella dell’esercizio terapeutico. (Integrative Pain Management, Bonakdar RA, Med Clin North Am. 2017 Sep;101(5):987-1004)
Questa notizia potrebbe far scuotere la testa ai pazienti più pigri ed ai fisioterapisti più manuali, a chi ricerca una rapida soluzione da ricevere passivamente (chi non vorrebbe risolvere ogni suo dolore semplicemente stendendosi su di un lettino?) e a coloro i quali dicono al paziente di ritornare in studio ogni due settimane per un riassestamento vertebrale.
L’esercizio fisico presenta molti vantaggi, non ultimo il fatto di essere un fattore determinante nella prevenzione delle malattie neurodegenerative.
(Physical exercise induces hippocampal neurogenesis and prevents cognitive decline. Chun-Lian Ma-Xiao-Tang et al, Behavioural Brain Research – 2017)
Detto ciò, l’esercizio è davvero terapeutico solo se viene somministrato appunto come una medicina, quindi secondo una determinata posologia, ponderata a seconda delle esigenze e dello stato di salute del paziente.
Esistono davvero tante, tante possibilità di somministrare un esercizio. Si passa dal richiedere una semplice contrazione muscolare, fino all’esercizio funzionale che mima i movimenti specifici dello sportivo d’alto livello, magari sul campo di gioco, magari con perturbazioni esterne; dall’esercizio monoplanare, che prevede un movimento appunto su di un solo piano (flesso-estensione, ad esempio) all’esercizio multi-planare su superficie instabile, e via dicendo.
Una volta
scelto l’esercizio, bisogna valutarne la posologia. Quante ripetizioni, quante
serie, quanta pausa, quanto sovraccarico?
E quando
tutto sembra deciso, come valutare la progressione del paziente? Meglio
aumentare il sovraccarico o le ripetizioni per serie? Magari diminuire le
pause? E soprattutto, quando è tempo di cambiare esercizio?
In questo articolo non ho voluto approfondire nessuno di questi aspetti, perché
sarebbe un’impresa che richiederebbe molte più pagine. Ma la letteratura
scientifica abbonda di informazioni a riguardo.
È evidente che chi voglia davvero risolvere i propri problemi di salute debba dunque rivolgersi ad un professionista preparato, che sappia di cosa sta parlando e che faccia di tutto per aiutare il paziente, spronandolo a fare esercizi ed attività fisica.
Il
fisioterapista è il professionista della salute formato per essere in grado di
somministrare il giusto esercizio, nella giusta quantità e nei giusti tempi.
Non cascate in questa baraonda di “terapie miracolose” dove si cerca di dare
soluzioni semplici a problemi complessi.
Purtroppo molti medici tendono a non riconoscere l’importanza dell’esercizio
terapeutico, proponendo spesso un approccio strumentale, cavalcando la moda del
momento e proponendo l’ultima “terapia dei miracoli”.
Esercizio terapeutico è l’esecuzione sistematica e pianificata di movimenti fisici, posture e attività volte a fornire al paziente i mezzi per:
- Rimediare o prevenire i danni alle funzioni corporee ed alle strutture
- Migliorare, ripristinare o favorire le attività e la partecipazione
- Prevenire o ridurre fattori di rischio correlati alla salute
- Ottimizzare lo stato generale di salute, la forma fisica e il senso di benessere.
Questo libro è il migliore che ho trovato sull’argomento: libro Esercizio terapeutico. Fondamenti e tecniche di Carolyn Kisner, Lynn Allen Colby, John Borstad.
L’esercizio terapeutico è fondamentale nella riabilitazione sportiva dopo un trauma o intervento chirurgico: di fondamentale importanza la pianificazione di esercizi che devono “rieducare il gesto”, nel rispetto dei deficit residui e delle abilità da “riconquistare”.
L’applicazione del Biomecanichal Taping System(R) può essere un valido aiuto sia come stimolazione esterocettiva che come supporto facilitante l’attivazione di muscoli disfunzionali. Gli obiettivi da perseguire faranno scegliere al terapeuta la corretta applicazione della tecnica esecutiva.
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