Ictus, in 9 casi su 10 si può prevenire, basta cambiare il proprio stile di vita

Ogni anno in Italia si verificano 200 mila casi di ictus, una lesione al cervello causata dall’interruzione del flusso di sangue per ostruzione o rottura di un’arteria, con conseguente morte di neuroni. L’ictus può colpire improvvisamente, anche persone giovani (ma più spesso anziani), spesso senza preavviso e senza dolore: il 20% delle persone colpite da ictus cerebrale per la prima volta muore entro un mese, un altro 10% entro il primo anno. Degli altri, un terzo sopravvive con un grado di disabilità spesso elevato. L’ictus cerebrale rappresenta la terza causa di morte in Italia, dopo le malattie cardiovascolari e i tumori ed è la prima causa assoluta di disabilità in tutto il mondo.

I dieci fattori di rischio

 

Ecco perché è molto importante capire se e come si possa prevenirlo. Secondo un nuovo studio internazionale su 27mila persone di 32 Paesi, guidato da Martin O’Donnell della McMaster University di Hamilton in Canada e pubblicato su Lancet, l’ictus è prevenibile in ben nove casi su dieci e sulla base di dieci fattori legati allo stile di vita, quasi tutti modificabili. Gli scienziati hanno così calcolato quanto l’eliminazione di uno specifico fattore ridurrebbe i pericoli di ictus. In testa l’ipertensione arteriosa (pressione alta). Segue l’inattività fisica: facendo movimento le probabilità di avere un ictus calano di un terzo. I grassi nel sangue sono al terzo posto; poco lontano la cattiva alimentazione e l’obesità. Seguono il fumo, le cardiopatie, lo stress, l’alcol e il diabete.

Dalla pressione alla dieta sana

Altri studi in passato avevano evidenziato il ruolo degli stili di vita nel rischio di ictus e l’ampio margine di intervento per prevenire questo evento vascolare che può essere fatale o portare a disabilità permanente. La novità è che i ricercatori hanno calcolato quanti ictus potrebbero essere evitati se un certo fattore di rischio scomparisse. Il numero potrebbe dunque essere praticamente dimezzato se la pressione alta fosse eliminata a livello mondiale (-48% dei casi); potrebbe essere ridotto di oltre un terzo (-36%) se le persone fossero fisicamente attive; ridotto di quasi un quinto (-19% dei casi) se seguissero diete sane. Se fosse eliminata l’obesità nel mondo i casi di ictus potrebbero essere ridotti del 18,6%. E ancora, il numero di ictus potrebbe essere ridotto del 12% se il vizio del fumo fosse eliminato a livello mondiale; del 9% se fossero tenute sotto controllo le cause cardiovascolari. Altri fattori di rischio con un margine di intervento sono il diabete (responsabile del 4% dei casi), il consumo di alcolici (6% dei casi), lo stress (6% dei casi), il quadro lipidico nel sangue (non solo il colesterolo). Molti di questi fattori sono collegati tra loro, per cui è chiaro che riducendo i casi di obesità si ridurrebbero contemporaneamente anche i casi di diabete; la conclusione è che, se eliminassimo tutti i dieci fattori di rischio a livello mondiale, si potrebbero evitare più nove casi di ictus su dieci (90,7%).

Nasce un Osservatorio

Recentemente è stato presentato, nella sala Nassiriya del Senato, l’Osservatorio Ictus Italia, nato dalla collaborazione tra l’Associazione per la lotta all’ictus cerebrale (A.L.I.Ce.) e l’intergruppo parlamentare sui problemi sociali dell’ictus con la partecipazione di Italian Stroke Organization (I.S.O.) e European Stroke Organization (E.S.O.), che ha l’obiettivo di promuovere interventi di carattere normativo, legislativo, tecnico ed economico in materia di prevenzione e cura. «L’Osservatorio darà un contributo conoscitivo, cioè metterà insieme dei dati e promuoverà ricerche» ha spiegato Gian Luigi Gigli, coordinatore dell’intergruppo parlamentare sui problemi sociali dell’ictus. L’inter gruppo parlamentare ha presentato una risoluzione, ora all’esame della commissione Affari sociali della Camera. «La risoluzione contiene un percorso virtuoso per la sanità italiana per affrontare la tematica dell’ictus in tutto il suo svolgersi, cominciando dagli stili di vita, sulla prevenzione primaria, affrontando la fase acuta della malattia, la prevenzione secondaria e la riabilitazione – ha affermato Gigli -. Molte cose sono state fatte ma su altre bisogna agire. Per esempio la diffusione a macchia di leopardo delle Stroke Unit, la ricerca di altri fattori di rischio più nascosti, la promozione di sani stili di vita e la cura della fibrillazione atriale per prevenire l’ictus».

Fonte http://www.corriere.it/salute/cardiologia/16_luglio_20/ictus-9-casi-10-si-puo-prevenire-basta-cambiare-proprio-stile-vita-e8fd2fea-4e78-11e6-8e8b-1212ced41b8e.shtml