DIASTASI ADDOMINALE

La diastasi addominale è tecnicamente l’allontanamento dei due muscoli retti addominali a causa del rilasciamento dei tendini della linea mediana (o linea alba).
Lungi dall’essere una mera questione estetica, la perdita di funzione contenitiva della guaina tendinea che avvolge i due muscoli retti addominali, pesa sulla qualità della vita in termini di salute fisica e psicologica.   
 

La separazione del muscolo retto addominale si risolve spontaneamente, di solito, nelle 8-12 settimane dopo il parto. Quando la distanza tra la fascia destra del retto addominale e quella di sinistra è superiore a 2,5 centimetri, siamo in presenza di diastasi, che tuttavia si risolve fisiologicamente entro 12 mesi dal parto. Se questo non avviene, il primo segno è visivo. La pancia assume una forma innaturale, strana, e tende a gonfiarsi con il passare delle ore del giorno fino quasi ad assumere la forma che aveva durante la gravidanza.

Ci sono poi dei sintomi fisici. I movimenti intestinali (peristalsi), per esempio, diventano evidenti a occhio nudo e si notano difficoltà digestive e respiratorie, senso di pesantezza al pavimento pelvico e incontinenza.
Il lavoro non corretto della muscolatura addominale, comporta disturbi anche a livello della schiena. Sono tipici della diastasi l’assunzione di una posizione di iperlordosi e la comparsa di dolore alla zona lombare, al bacino e alle anche. In alcune posizioni, come quando si fanno le flessioni addominali da sdraiate (crunch) si evidenzia, in corrispondenza della linea alba, una strana protuberanza (cresta o pinna) che parte dallo sterno e arriva fino all’ombelico.

Tutti questi sintomi hanno risvolti anche a livello emotivo e psicologico. “Prima di scoprire la patologia”, racconta Elisa, moderatrice Diastasi Italia, “ho scoperto quasi tutti i sintomi e sono partita da quelli.
Ho fatto vari esami (a vuoto), dopodiché ho cercato da sola di capire cosa c’era in me che non andava… quale era il tassello mancante che univa tutti questi sintomi. Cercando su Internet ho scoperto Diastasi Italia e il nome della mia patologia”
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Elisa dice che dei sei sintomi che aveva, due erano particolarmente debilitanti. “L’inarcamento che la diastasi provoca alla schiena a livello della zona lombare”, ricorda, “in certe giornate non mi faceva alzare dal letto. Il secondo sintomo era la digestione, praticamente ero confinata a mangiare sempre le solite quattro cose e se sgarravo anche fosse stata mezza pizza, ne pagavo le conseguenze”.
Elisa è andata dal medico di medicina generale per l’impegnativa necessaria per la visita ecografica, successivamente dal medico chirurgo plastico per una buona riuscita funzionale ed estetica.


La diastasi addominale è riferita principalmente come conseguenza della gravidanza.
La causa è dovuta allo stiramento del muscolo retto addominale per la pressione esercitata dall’interno dal continuo accrescimento dell’utero e del feto che, complice un nuovo equilibrio ormonale, favoriscono l’assottigliamento dei tessuti connettivi con la formazione della linea alba. Se la diastasi addominale insorge durante una gravidanza, ci sono maggiori probabilità che si ripresenti anche nelle successive. Lo sviluppo di questa separazione durante l’attesa non è prevedibile.
A oggi, vi è anche scarsa conoscenza dei fattori di rischio, ma lo studio sopra menzionato ne ha individuati alcuni:

  • Età della gestante superiore ai 35 anni
  • Gravidanze gemellari
  • Precedenti gestazioni
  • Taglio cesareo
  • Aumento di peso
  • Alto peso del feto

“Per la diastasi dei muscoli retti”, spiega la dottoressa Mariarosa Romeo, Chirurgo plastico estetico a Torino, “non vi sono fattori predisponenti di tipo genetico ma piuttosto di tipo ambientale o di stile di vita quali una condizione di sovrappeso o un’assenza di attività fisica e dunque di tonicità muscolare in particolar modo a livello della parete addominale. Un corretto stile di vita quotidiano associato a un mantenimento costante del tono muscolare tramite semplici esercizi dei muscoli addominali possono essere fattori contrastanti la lassità della parete addominale stessa”. 

Anche se non ci sono dati e studi certi, può essere utile adottare alcuni semplici accorgimenti posturali quando si cammina o ci si siede: schiena dritta e piedi ben appoggiati a terra.
Dal punto di vista dell’attività fisica, in funzione preventiva contro la diastasi addominale, ci sono esercizi da eseguire, sotto il controllo di un fisioterapista, per attivare e rinforzare la parete addominale, senza sforzare eccessivamente soprattutto il muscolo trasverso e privilegiando, invece, il lavoro dei muscoli del pavimento pelvico. È da evitare la ginnastica hipopressiva integrale (detta GAH, un metodo di riprogrammazione posturale globale), non indicata durante la gestazione.

“L’attività fisica durante la gravidanza”, dice Claudia Fabretti fisioterapista e osteopata, “è mirata al mantenimento di una corretta postura, alla tonicità del pavimento pelvico. Una respirazione corretta per coordinare diaframma e pavimento pelvico aiuta a ridurre la possibilità che la linea alba si rovini”. Come ricorda la fisioterapista e osteopata, “non c’è una predisposizione accertata e documentata che possa indicare alle mamme chi potrebbe essere un’eventuale “candidata” a questa patologia. Ci sono degli studi in corso per avere delle linee guida da offrire alle mamme per poter ridurne l’incidenza”.

Tecnicamente la diastasi è fisiologica fino a quando la distanza tra i due retti non supera i 2,5 cm. In presenza dei sintomi e dei segni specifici, per una vera diagnosi di diastasi addominale, ci si rivolge al medico. Quali sono i possibili rimedi? “In presenza di una diastasi lieve-moderata”, fa notare la dottoressa Mariarosa Romeo, “possono essere effettuati esercizi dei muscoli addominali di tipo passivo o attivo. Se si ha di fronte invece un quadro di diastasi grave ossia al di sopra dei 5,5-6,0 cm sarebbe meglio rivolgersi a uno specialista prima di cimentarsi in manovre che potrebbero aumentare la debolezza della parete fasciale”

Esercizi da evitare sono, invece, tutti quelli che mettono intensione il muscolo retto addominale, a cominciare dallo stretching. E’ sconsigliato stare supine sulla fitball e trasportare oggetti pesanti. Tra gli esercizi da non fare sono inclusi, inoltre, gli addominali che pongono in tensione le fasce muscolari di superficie, obliqui e crunch e le rotazioni del busto. 

Nel grado lieve e moderato “ci sono molti esercizi che possono diminuire il gap tra i retti nel post parto”, rassicura Claudia Fabretti. “Il problema è capire se quei 2,5 cm sono fisiologici o patologici. In caso di dubbio, se la  mamma non è in grado di fare un’autovalutazione e non è sicura della loro comparsa a gravidanza iniziata – eventualità nella quale quei 2,5 cm potrebbero portare a disturbi funzionali – è necessario ricorrere a un intervento chirurgico, come in presenza di un quadro più grave”.
L’operazione chirurgica di addominoplastica, permette di richiudere la distanza che si è venuta a creare tra i due muscoli. In questa fase, il medico di chirurgia generale può intervenire anche con tecniche poco invasive come laparoscopia ed endoscopia mentre per quanto riguarda interventi di addominoplastica completa e mini addominoplastica, il medico di riferimento è il chirurgo plastico.
Va ricordato che la laparoscopia ha un tasso di incidenza di recidiva più alta rispetto all’endoscopia, alla laparoscopia robotica, alla chiusura dei retti attraverso addominoplastica e mini addominoplastica classici. Sia la questione estetica sia quella funzionale vengono risolte con l’intervento, che nel caso più invasivo, lascia una cicatrice simile a quella di un parto cesareo.

Subito dopo l’intervento, scompare il mal di schiena perché i muscoli retti tornano a esercitare la loro funzione di sostegno del tronco e di contenimento degli organi interni. La postura torna ad essere corretta.
Spesso anche l’incontinenza regredisce, la nausea sparisce e il transito intestinale diventa regolare. Il ripristino di una condizione estetica soddisfacente, ristabilisce anche un nuovo benessere psicologico. Trattandosi comunque di un intervento chirurgico, è necessario rimanere a riposo per alcune settimane, evitare di caricare pesi e di fare sforzi. Molte donne riportano una sensazione di insensibilità dell’addome, che però si recupera nel tempo. Ogni valutazione su pro e contro vanno attentamente valutati con il chirurgo.

In alcune regioni italiane l’intervento è convenzionato o mutuabile con il Sistema sanitario nazionale (Elenco delle Strutture fornito dal sito Diastasiaddominale.com). È possibile spostarsi da una regione all’altra. Nel caso in cui si avesse un’altra gravidanza dopo l’intervento chirurgico di correzione della diastasi addominale, “prima di sottoporre la parete addominale a un ulteriore stress fisiologico”, conclude la ricorda la dottoressa Romeo, “bisogna far trascorrere un minimo di tempo sufficiente a una corretta cicatrizzazione, solitamente almeno18 mesi.  
Come afferma Elisa, “per controllare il mal di schiena ho iniziato a fare yoga, per rinforzare il muscolo traverso degli addominali, così da contrastare l’inarcamento della schiena e quindi rettificare la postura mentre per la digestione bevevo tante tisane drenanti. Ora che ho risolto tutto con l’intervento, e quindi i sintomi sono spariti, attendo i sei mesi post operazione per poter riprendere la mia attività fisica”.

Sebbene sia principalmente una conseguenza della gestazione, la diastasi addominale non interessa solo la donna, ma anche l’uomo. Tra le possibili cause ci possono essere sforzi eccessivi associati a un’intensa attività fisica, motivo per cui a essere coinvolti sono talvolta gli sportivi. 

La patologia, in questo caso, insorge per via dell’indebolimento della muscolatura addominale a seguito di atteggiamenti posturali sbagliati.
Alcuni movimenti, infatti, come il sollevamento pesi, possono contribuire alla retrazione dei muscoli statici delle catene muscolari anteriore e posteriore, il che può provocare una cascata di modifiche delle tensioni muscolari e incidere sulla postura. Trovandosi in allungamento cronico, la muscolatura addominale può allora indebolirsi e andare incontro a cedimenti.

Per evitare che il problema peggiori e che la parete addominale ceda definitivamente, si può ricorrere a un intervento terapeutico. In caso di sospetto, comunque, è sempre bene rivolgersi al medico per escludere la presenza di altre patologie (come un’ernia addominale) e per verificare che si tratti davvero di una diastasi patologica e non fisiologica.
Una volta effettuata la diagnosi, si potranno valutare le cure più adeguate, tra cui l’opportunità di un intervento di addominoplastica. La via conservativa, in alternativa, può consistere nell’esecuzione di esercizi per la rieducazione e il rinforzo addominale sotto la supervisione di un fisioterapista.


Nei bambini la diastasi addominale è un problema piuttosto frequente, che tende però a risolversi spontaneamente nei primi anni di vita. Principale fattore di rischio è la nascita prematura, perché in questa eventualità i muscoli retti dell’addome non sono ancora completamente sviluppati. Segno distintivo è la cresta che si forma in concomitanza con la linea alba, evidente soprattutto quando il bimbo tenta di mettersi seduto. Solo in rari casi, la diastasi addominale del neonato può evolvere in un’ernia ombelicale o ventrale, che necessita di intervento chirurgico.

 

L’articolo è stato realizzato in collaborazione con il team di diastasiaddominale.com – Diastasi Italia official Group. Si ringrazia per la stesura e la collaborazione Sara Bovenzi. 
Hanno fornito il loro contributo per la realizzazione dell’articolo: Elisa, moderatrice di Diastasi Italia; Dott.ssa Mariarosa Romeo – Chirurgo plastico estetico di Torino; Claudia Fabretti, fisioterapista e osteopata.



RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI


Articolo redatto in collaborazione con Maddalena Guiotto

FONTE: https://www.doveecomemicuro.it/notizie/news/diastasi-addominale

Riflessione pratica di Bellia Rosario: nella mia pratica clinica è molto interessante l’utilizzo del taping kinesiologico con l’obiettivo di esaltare lo stimolo esterocettivo per dare un valido feedback al paziente sia in fase riabilitativa ed anche nella vita quotidiana.

Le tecniche che tulizzo sono tre:

1) Tecnica orizzontale: si realizza applicando il nastro adesivo elastico perpendicolarmente alla “linea alba”, dalla linea laterale all’altra con una tensione del 50% del nastro

2) Tecnica longitudinale: si realizza applicando il nastro adesivo elastico seguendo le fibre del muscolo retto dell’addome, dalla linea costale in direzione del pube, realizzando una tensione “confortevole” del nastro (attenzione se la paziente ha lombalgia…valutare bene).

3) Tecnica delle X: si realizzano delle X lungo tutta la “linea Alba” con tensione centrale del 50% e con nastro di 2,5 cm. per dare sostegno al tessuto nella fase iniziale della diastasi.